Sono rimasta lontana per molto tempo da Twitter, a causa del concetto di voyeurismo che pensavo fosse insito nella struttura followers/following, e della barriera etica e psicologica che mi creava l’idea di rispondere alla domanda “What are you doing?”; poi ho ceduto alle insistenze altrui.
Ho scoperto un social media potente e interessante, che in realtà non si basa sul morboso interesse per l’altrui privacy ma esattamente sul suo opposto, sul filtro che ognuno pone alla presenza della sua vita in rete: io twitto nel momento esatto in cui voglio far entrare la mia vita reale nel mondo virtuale e soprattutto nell’altrui vita. Ciò porta Twitter a essere un flusso continuo di vita, una sorta di ipervita che realizza l’umano desiderio di fissare l’attimo e renderlo eterno.
Su Twitter la vita scorre e la dinamica “cogito ergo sum” si trasforma in “twitto quindi vivo”. Potrebbe sembrare un paragone irriverente o forse fin troppo banale, ma in realtà è la sintesi della ri-definizione dell’individuo e soprattutto del suo sistema di relazioni sociali. L’instant messaging e Facebook sostituiscono sistemi di comunicazione complessa mentre Twitter ne crea uno ex novo.
Bella definizione