Perché amo Tokyo

Amo Tokyo perché è una città piena di contrasti e di sorprese. È caotica, ma vivibile; è grigia e verde; è affollata, ma silenziosa; è moderna e antica.

Trascorrere una settimana in questa metropoli è stato come condensare una vacanza di mesi in pochi giorni. Dopo 7 ore di night bus, io e le mie compagne di viaggio, Elena ed Ekaterina, arriviamo (acciaccate, ma elettrizzate) a destinazione: “Tokyo city” finalmente! L’esplorazione ha inizio subito. Depositati i bagagli in un armadietto della stazione, iniziamo quella che sarà un’appassionante lista di luuuuunghe camminate nei quartieri più famosi della capitale.

Riassumere in poche parole i momenti e le sensazioni che Tokyo mi ha regalato è impossibile, ma, si sa verba volant, scripta manent; così ho deciso di fare un’ “insalata” di ricordi e luoghi che rimarranno sempre dentro di me.

La mia Tokyo

Tokyo Tower

 

Grattacieli e santuari – In Tokyo più che in ogni altra città giapponese visitata finora spicca il contrasto tra moderno e antico, tra passato e presente. Mi affascina il fatto di poter camminare per le sue strade con il naso all’insù, cercando di cogliere per intero le sagome dei suoi immensi grattacieli e poi, all’improvviso, un tempio buddista o shinto, con i suoi tetti carichi di storia e i suoi arancioni o rossi, crea un  “vuoto” nella foresta d’acciaio e di vetro.   Il quartiere di Asakusa è un esempio perfetto: grattacieli ovunque, ma il suo cuore è tra il Kaminarimon o il “Cancello del Tuono” e il tempio Senso-ji, luogo di preghiere e riti (come il Kinryu-no-mai, la “Danza del dragone d’oro”, cui ho avuto la fortuna di assistere).

 Massa umana – Mai visti così tanti giapponesi tutti in una volta! Non a caso Tokyo è una delle città giapponesi dai più alti livelli di concentrazione umana.  Per provarla sulla propria pelle (letteralmente!), consiglio di entrare in una stazione metropolitana (possibilmente Shinjuku o Tokyo Station, vere e proprie città sottoterra) durante le cosiddette “crush hours” (ore di punta) e prendere un treno, sgusciando tra la massa di pendolari, salary-men e turisti.  In alternativa, attraversare l’incrocio più caotico e affollato di tutta Tokyo: Shibuya, appena fuori dalla stazione, di fronte al Building 109 e allo Starbuck’s più grande del mondo (così ci han detto, mah!).

Ordine – Sarà l’influenza Zen, sarà il rispetto quasi maniacale per tutto ciò che è della comunità, sarà l’assoluta (e a volte eccessiva) tendenza giapponese a rispettare fanaticamente le regole, ma Tokyo è davvero una città super-iper pulita. In punti impensabili è addirittura profumata! Alcuni esempi? Metropolitane (treni e stazioni) senza una cartaccia per terra; strade linde e ordinate (sul pavimento ci sono stickers che vietano di fumare e gettar via rifiuti) e, cosa davvero sconvolgente per i miei occhi italiani, bagni pubblici dall’igiene impeccabile!!!

Tsukuiji  – Per chi non lo sapesse a Tokyo risiede uno dei più grandi mercati all’ingrosso di pesce del mondo. Tsukuiji è come una città dentro la città: pescivendoli-manager (ne ho visti alcuni in giacca, cravatta e…stivaloni in gomma!) contrattano i prezzi d’acquisto della mercanzia; manovali sfrecciano con i loro carrelli motorizzati per le vie dei capannoni come se fossero in un circuito di F1; clienti (quasi tutti uomini) si aggirano con i loro cestoni di paglia per le bancarelle stracolme di pesci mai visti e coloratissimi.                                                                                                    Ora, anche i turisti possono accedere al mercato purché si comportino in maniera adeguata. Ci sono stati problemi in passato; pare che alcuni visitatori, inequivocabilmente ubriachi, si siano messi a leccare il pesce e a scorrazzare sui carrelli per tutto il mercato. Inoltre bisogna essere disposti a svegliarsi “di notte”: il “clou” del mercato, vale a dire l’asta del tonno, è alle 6.00 del mattino! Il tonno pinna blu è in assoluto il più ricercato dai giapponesi; la richiesta è così alta da aver reso il Giappone il principale importatore di tonno al mondo e, come conseguenza, si è sviluppato attorno a questo pesce un gigantesco e lucroso business di natura mondiale*. Impensabile vero?   Dopo di ché, se si ha lo stomaco forte, si può andare in uno dei tanti ristorantini senza troppe pretese all’entrata del mercato e fare colazione a base di sushi…fresco!

 * Rif. “How Sushi went Global” by Theodore C. Bestor, 2000.

Caos e riflessione – Sì, perché Tokyo è questo: luci mirabolanti (Shinjuku, Ginza, Shibuya), gente eccentrica (Harajuku), voci stridule dei venditori che dai negozi bombardano con assordanti Irasshiaimase!!!! (benvenuto!) passanti e turisti (Ueno) e templi shinto o buddisti immersi in parchi, a volte così immensi da farti dimenticare di essere in pieno centro città. Nel mio cuore rimarrà sempre il santuario del Meiji-jingu all’interno del parco Yoyogi, uno dei templi più suggestivi visti finora.

Un altro luogo che ben esprime questa antitesi è Odaiba, la “Tokyo Bay”. Immaginate una striscia di spiaggia con vista su Tokyo e sul Rainbow Bridge, attorniata da un bel parco tranquillo e silenzioso: relax più totale! Alle sue spalle, però, ci sono edifici dall’architettura futuristica che ospitano negozi di vario tipo: da grossi centri commerciali a tema (ricordano i nostri “outlet villages”, ma al chiuso e moooolto moooolto kitch) a ristoranti; da showroom per automobili e moto a negozi dedicati agli animali domestici, che in Giappone sono trattati come veri e propri peluche, se non come bambini (cani vestiti e pettinati di tutto punto, portati su passeggini e fotografati in veri e propri set: davvero imbarazzante!).     A parte queste stravaganze, Odaiba offre una delle più belle viste sulla metropoli, che, by night, ha un fascino tutto particolare.

 

La mia Tokyo, in poche parole.